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Cronaca: “Una frana in mezzo alla strada e il buon fare il sindaco”

La capacità umana di costruire sembra non avere mai limiti. Tanto che non solo si può intendere che l’uomo costruisce dovunque, ma anche il fatto che a volte la costruzione umana resiste al tempo e alla natura. E c’è prova di questo in alcune bellezze che il passato ci ha lasciato in eredità – e in tanti casi non c’è altro che incuria e sottovalutazione dei rischi di distruzione o deterioramento.
E’ notizia di oggi che un pezzo dei lungarni di Firenze sono sprofondati portando con se svariate macchine che erano parcheggiate lungo la riva protetta dai muretti. La questione che qui si pone è come mai sia successa una cosa del genere. Perché o le macchine erano di troppo – e il comune dovrà dare risposta del come mai veniva parcheggiato in un pezzo tanto pericolante dei lungarni, oppure non c’era abbastanza solidità sotto quel terreno – e anche in questo caso il comune dovrà rispondere per l’incuria sul suolo della città.
C’entra qualcosa il premier Renzi in tutto questo? Fino ad un certo punto no. Perché lui alla città ci guardava, o presumibilmente ci ha guardato perché sotto di lui problemi simili non se ne ricordano.
Più che altro c’è un coinvolgimento, ma molto tangente. Perché il suo uomo di fiducia – se così lo si può chiamare, Dario Nardella avrebbe dovuto supervisionare la situazione. Ma non per il ritorno di Renzi: un buon sindaco fa il suo lavoro, e a certe cose deve dare un briciolo della sua attenzione.
Beneinteso: non c’è bisogno di sondare il suolo della città palmo a palmo. Bisogna interfacciarsi al massimo delle possibilità con tutti gli organismi preposti: non è possibile che non ci siano state delle avvisaglie, dei segnali. Sarà compito del sindaco e dei soggetti competenti rilevare quale sia stato il danno, ma principalmente sarà obbligatorio capire da chi non è partito l’avviso di pericolo. Insomma: qualcuno c’ha la colpa e deve essere assicurato all’ordine della città e degli organi competenti, perfino arrivando a Roma.