Sport: “Le quote del Milan e il senso della squadra”

Da tanto tempo a questa parte, circa trent’anni, il nome del Milan è legato assolutamente ed indissolubilmente alla famiglia Berlusconi, più precisamente al capostipite Silvio. L’essere milanisti è qualcosa di molto diffuso, visto che anche all’estero la squadra ha il suo seguito. La domanda a cui piacerebbe avere una risposta da tifosi ed ultras è la seguente: come ci si sente a diventare i tifosi, chi più chi meno, di una squadra calcistica di proprietà di persone orientali? Perché la notizia di oggi è proprio questa: ci sono delle trattative per entrare pesantemente, anche se gradualmente, nell’azionariato del club. E tutto questo da parte di una cordata cinese di cui non si conosce ancora la faccia, da un lato, da Mr. Bee dall’altro. Quest’ultimo è un broker thailandese, il cui nome completo è Bee Taechaubol, che rappresenta un fondo di investimento interessato a far parte della famiglia del Milan. E sempre secondo la notizia del sito Raisport l’immissione si assesterebbe fino alla quota di maggioranza del 65%. La curiosità è sapere se saranno altri soci, oltre certamente alla famiglia Berlusconi, a cedere quote azionarie o sono soltanto i Berlusconi a disfarsi del club. Perché se si tratta di un modo per immettere liquidità fresca nel circuito non ci dovrebbero essere problemi: i tifosi possono anche capire. E se i Berlusconi dismettono quote non ci sarebbero ulteriori problemi: è una azione finanziaria come ce ne sono tante. Ma se si vuole fare cassa sulla pelle dei tifosi, che tanto caramente, alcuni anche per ‘follow’ alla famiglia Berlusconi, hanno supportato la squadra in tutti questi anni, ci potrebbe essere il problema che il tesseramento, a fine anno, non farebbe ingrassare gli ingranaggi più di quanto ci si aspetti. Per non parlare dei diritti televisivi che crollerebbero a picco pur vincendo il campionato o uno dei trofei che si svolgono. Ci si pensi bene prima di darsi all’oriente con tanta facilità. Ma non per un tifo che non è contemplato o per razzismo, sia ben chiaro. E’ per una italianità che è un valore aggiunto in tante sedi, estera compresa. E soprattutto per non prendere per i fondelli tanta gente che ha foraggiato anni e anni un ideale umano incarnato nel proprietario del club e in lui solo.

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