Charlie Hebdo, con tutto quello che si può dire e disegnare

Il direttore del “Corriere della Sera” Ferruccio de Bortoli ha fatto la scelta, un briciolo azzardata visto che di questi tempi le redazioni sono l’oggetto dell’attacco dei terroristi, di pubblicare sul suo sito una serie di cinquanta e passa vignette tributo fatte dai vignettisti di tutto il mondo che fanno tributo all’attacco alla redazione del settimanale satirico francese “Charlie Hebdo”. Il sito del quotidiano “La Repubblica” pubblica una serie di foto, tra le cose degne di nota, dove si ritrae il simbolo della ribellione francese a chi ha sporcato di sangue la sua stampa libera: le penne e le matite, la frase, a cui si unisce chi scrive questo articolo, che ci fa diventare tutti Charlie Hebdo. Ma questi due particolari cosa vogliono significare? Una cosa sola: l’Europa è tutta e insieme contro tutto questo. Siamo tutti Charlie non a sproposito o per mediatismo. Non è una frase da Twitter o nata da Twitter tanto per fare scena o per socialmediatizzare. Quel giornale oggi, magari domani no ma oggi si, è il simbolo della libertà del mondo conosciuto contro l’oscurantismo che una parte del mondo, ad oggi accertato come quello islamico ma magari si potrà scoprire essere tutt’altro, che vuole la penna giù o al servizio unico della causa. Una penna e una matita unicamente asservite a fare forte la parola della battaglia contro l’occidente. A questo certamente contrappone la scelta della gente comune di essere Charlie: tutti quelli che riescono a farsi una risata di fronte ad una vignetta anche di un combattente islamico sanno che non c’è niente di male in questo, anche se si è della religione dell’Islam. Sanno che ridere è il sale della democrazia e che ha sempre aiutato, anche se non direttamente, a rendere il mondo attuale quel grosso contenitore di una insalatona di culture e di credi che non si fanno la guerra perché hanno tanto da dirsi e da farsi a vicenda. Magari disegnando una vignetta…

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